La perdita di peso

La perdita di peso passa da una corretta conoscenza alimentare e da una solida
collaborazione con il Team Diabetologico

Non è infrequente sentir parlare di cibi adatti ad una persona che soffre di diabete, oppure questo
cibo tu non lo puoi mangiare perché hai il diabete. Eppure il concetto di dieta per diabetici” risulta
superato da qualche decennio e appartiene ad una epoca in cui i medici non possedevano gli attuali
strumenti o, comunque, non dominavano conoscenze approfondite guadagnate negli ultimi tempi.
Oggi nessun Diabetologo propone al suo paziente una lista di alimenti proibiti o di diete
prestampate perché, se non si è eccessivamente obesi, alla persona si concede libertà, facendo però
leva sul suo senso di responsabilità. Nella maggior parte dei casi si è capito che le diete, specie se
molto prescrittive e di lungo termine, non funzionano perché nel momento in cui viene interrotta si
verifica una ripresa del peso perso, vanificando tanti sacrifici e rinunce. Alla persona che soffre di
questa patologia viene consigliato uno stile alimentare corretto, più sano, equilibrato e moderato.
Questa alimentazione prevede alcuni principi di base semplici e dettate dal buon senso, come ad
esempio: a) controllare delle calorie assunte per mantenere il peso nella “normalità” e
possibilmente ridurlo del 10%; suddividere i principi nutrienti in modo equilibrato, vale a dire 50-
55% di carboidrati (pasta, riso, pane, patate, legumi), 20-25% di proteine e 20-25% di grassi; b)
consumare da quattro a cinque porzioni al giorno di vegetali (da 300 a 600grammi; c) preferire il
pesce o le carni bianche per via del minore contenuto di colesterolo; privilegiare i cibi integrali per
il maggior contenuto di fibre; d) condire le pietanze preferendo l’olio extravergine d’oliva; e)
limitare gli alimenti con alto contenuti di grassi animali (formaggi, salumi, prodotti dolciari). Ma
aderire a questi principi vuol dire seguire un percorso educativo dove il paziente assume un ruolo di
protagonista attivo e consapevole. Dunque, solo una vera educazione terapeutica è in grado di
fornire quelle nozioni di base, fino ad acquisire le capacità per “modulare” le informazioni acquisite
elaborandole secondo le necessità individuali ma sempre nel rispetto dei principi terapeutici
fondamentali. Acquisire le nozioni di base vuol dire sviluppare la capacità di distinguere gli
alimenti in base al contenuto prevalente in carboidrati, proteine e grassi. L’educazione terapeutica
alimentare introduce il concetto di “equivalenza” e quindi di “scambio” tra alimenti dello stesso
gruppo (vedi A.D. Informa n. 17) che consente di ottenere una sorta di flessibilità sicuramente più
gratificante. Questo permette di pianificare il proprio pasto variando gli alimenti ma mantenendo
una quota costante di carboidrati. Ma il vero problema è mantenere sempre alta una certa
motivazione ; perché ciò si verifichi è importante che la persona veda dei risultati tangibili. Quindi,
è importante scegliere quali obiettivi s’intendono raggiungere facendo scelte individuali.
ATTENZIONE AI FUORI PASTO
Va saputo che i cosiddetti “fuori pasto” sono un vero nemico della glicemia e del peso, perché nella
maggior parte dei casi sono ricchi di zucchero o di grassi. Inoltre, la stessa quantità di carboidrati
assunta lontani dal pasto ha un impatto maggiore rispetto a quello che avrebbe all’interno di un
pasto. I fuori pasto o gli spuntini sono, dunque, uno degli argomenti più spinosi dell’alimentazione
nella patologia diabetica; certamente essi non sono indispensabili, mentre è consigliabile che il
diabetico ne parli col proprio diabetologo.